Il Faro di Capel Rosso fa parte della nostra storia e delle nostre radici culturali. Al Capel Rosso la natura è imponente, ci sono piante dalle mille proprietà, minerali, uccelli che hanno scelto questa parte dell’isola per sentirsi protetti e procreare, c’è il passaggio del cetacei.
Questo luogo quindi è la sede ideale per immergersi nei vari eventi culturali che ogni anno vengono organizzati (vedi gli eventi sul sito)
Il Faro di Capel Rosso fu inaugurato nel 1883 insieme al Faro del Fenaio situato nella parte settentrionale dell’isola. Venne realizzato dalla Marina Militare, all’epoca denominata Regia Marina, vista l’inadeguatezza del preesistente faro delle Vaccarecce, il più antico del Giglio, che fino ad allora era l’unico impianto presente sull’isola.
Il Faro di Capel Rosso è costituito da una torre a sezione ottagonale in muratura bianca, che si eleva davanti alla parte centrale della facciata anteriore, orientata verso il mare, di un fabbricato a pianta rettangolare disposto su due livelli, dalla muratura bianca e rossa e che in passato ospitava le abitazioni dei guardiani prima della sua definitiva automatizzazione.
La struttura turriforme, con galleria interna, culmina con una terrazza sommitale che costituisce la base del tiburio della lanterna metallica grigia. La luce ad alimentazione elettrica e ad ottica rotante, è prodotta da una lampada alogena da 1000 W, con quattro lampi bianchi ogni 30 secondi della portata di 23 miglia nautiche.
L’infrastruttura è dotata anche di una lampada di riserva della portata di 12 miglia
Sono ben due le leggende che si tramandano sull’origine del nome Capel Rosso.
La prima in “onore” del terribile Corsaro Khayr al-Dīn, detto in ambiente italico Ariadeno Barbarossa, il terrore del mar Tirreno. Approdò sull’isola del Giglio nel 1544 e la mise a ferro e fuoco radendo completamente al suolo il paese. Ma questo non bastò a placare la sua ferocia.
All’epoca sull’isola del Giglio c’erano 1200 abitanti: Barbarossa ne deportò mille come schiavi e di fatto lasciò l’isola del Giglio spopolata.
Tempo dopo, furono i Medici a ripopolare l’isola. Gli attacchi dei pirati continuarono nei secoli successivi, anche se non con la stessa devastante crudeltà del Barbarossa.
L’altra leggenda invece ci racconta della bella Marsilia, di origini senesi, una sedicenne che incantava tutti con la sua brillante e fluente chioma rosso fuoco. Anche a quell’epoca i pirati saccheggiavano di frequente l’isola del Giglio e durante uno dei loro assalti alla costa maremmana, rapirono Marsilia per portarla in dono al sultano.
Grazie alla sua avvenenza e alla sua innata astuzia, Marsilia riuscì a diventare la preferita del sultano Solimano il Magnifico e presto divenne Rossellana la Sultana.
Gli diede tre figli, uno dei quali successe al padre, prendendo il nome di Selim II. Rossellana visse ancora a lungo, rispettata e riverita prima come moglie e in seguito come madre del sultano.
Nel 280 A.C.sotto la dinastia dei Tolomei, sulla minuscola isola di Faro difronte alla città di Alessandria di Egitto, l’architetto Sostrato di Cnido progettò una torre di altezza stimata tra 115 e 135 metri, che rimase per molti secoli tra le strutture più alte realizzate dall’uomo.
Sulla sommità un fuoco acceso di legna resinosa e oli minerali emetteva un segnale luminoso che, grazie ad un sistema di specchi che si diceva ideato da Archimede, aveva una portata di oltre 30 miglia.
Era nato il più imponente dei sistemi di segnalazione marittima, che per fama e importanza dette il nome di “faro” a tutti i successivi.
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