Il bordatino (ma ancora non si chiamava così) approdò a Livorno con i velieri che trasportavano il grano saraceno. Originariamente infatti era preparato con farina di grano saraceno cotta in brodo di pesce. Successivamente la farina di mais sostituì il grano ed il brodo di fagioli sostituì il brodo di pesce. La storia di questo piatto toscano è interessante perché mostra come le genti adattassero la pietanza in base ai prodotti che coltivavano o pescavano o allevavano, in zone diverse della Toscana costiera. Ma andiamo per gradi…
La parola “bordatino” deriva dal fatto che la pietanza veniva preparata a bordo delle navi e dei pescherecci, vista la sua semplicità e soprattutto la reperibilità dei suoi ingredienti. E’ una minestra a base di fagioli, cavolo nero e farina di mais e veniva accompagnata con il pescato del giorno.
DA MINESTRA DEI MARINAI A ZUPPA DEI CONTADINI
La versione dell’entroterra invece, veniva arricchita con le verdure dell’orto o il lardo. In pratica dall’originaria “minestra dei marinai” il bordatino si tramutò in una “zuppa campagnola” per rimanere così nei secoli successivi, sino ad i giorni nostri.
Il segreto del bordatino sta nel soffritto che deve essere abbondante e ricco di ortaggi: un magnifico esempio di cucina povera, fatto dei pochi ingredienti che si reperiscono nell’orto. Non è esclusivamente un piatto invernale, ma viene preparato anche in altre stagioni in cui il cavolo è reperibile, con fagioli secchi o freschi e la farina di mais. Può essere insaporito con le erbe aromatiche che crescono in quel momento.
Oltre a tutto il resto il bordatino alla livornese prevede l’aggiunta di cubetti di pancetta. La ricetta pisana sembra essere la versione vegetariana, cosa che non toglie nulla a questa minestra gustosa, molto simile alla farinata col cavolo nero che si trova nell’entroterra toscano.
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