A venti chilometri dal golfo di Talamone sulla sommità delle alture che dividono la valle dell’Ombrone da quella del fiume Albegna sorge Scansano. Il nome probabilmente trae origine da Santo Ansano, un martire cristiano che predicò il vangelo in queste terre. La zona fu abitata fin dall’Età del Bronzo, scavi archeologici effettuati sul territorio hanno inoltre portato alla luce vari insediamenti etruschi e romani.
Il più antico insediamento era la roccaforte etrusca di Ghiaccioforte. Fu fondata probabilmente nel IV secolo a.C., in seguito ai pericoli che coinvolgevano tutte le città etrusche costiere. L’esercito romano distrusse la città nel 280 a.C., pertanto ebbe un’esistenza limitata nel tempo.
È una delle tre città etrusche che non ha subito rimaneggiamenti in epoca romana, insieme all’insediamento del Lago dell’Accesa e Sesto Fiorentino (che rientrava nella lucumonia di Fiesole).
Il legame di Scansano con il vino si perde nella notte dei tempi. Orci di terracotta del V secolo A.C. con dentro semi di vite e statuette raffiguranti persone impegnate nella vendemmia, sono rinvenuti presso il sito archeologico di Ghiaccioforte.
Con la conquista della Fortezza di Ghiaccioforte, nel 280 a.C. circa, i romani si impossessano dei territori scansanesi e dettero ulteriore sviluppo all’agricoltura: qui veniva prodotto vino, destinato alle province occidentali dell’impero. Davanti a Marsiglia fu ritrovato un relitto di una nave con un gran numero di anfore vinarie marchiate con le lettere SES, le iniziali della potente famiglia romana dei Sestii, commercianti proprietari terrieri nella zona di Cosa, l’attuale Ansedonia.
I romani costruirono imponenti fattorie che progressivamente si trasformarono in piccoli agglomerati urbani e con il passare del tempo si avvicinarono sempre più per difendersi dalle incursioni barbariche. Il paese vero e proprio comunque sorse intorno all’anno 1000. Nel 1273 passò sotto i Conti Aldobrandeschi di Santa Fiora, che dominarono per più di 200 anni. Sempre nel XIII secolo però, la repubblica di Siena cercava di aprirsi uno sbocco verso il mare e applicò la politica di distruzione di tutti i castelli che trovava sulla sua strada. Intorno al 1500 gli Aldobrandeschi cercano di reagire compiendo incursioni nei territori occupati, ma Siena riuscì ad avere la meglio e sconfisse definitivamente l’antica famiglia. Nel ‘500 Scansano divenne un borgo signorile: la salubrità del luogo attirò molte famiglie benestanti, così Scansano divenne uno de più importanti borghi della maremma. Nel 1615 venne acquistato per 215 scudi da Cosimo II dè Medici ed entrò a far parte del Granducato di Toscana.
Al tempo di Pietro Leopoldo I di Lorena (1737 circa) nei mesi estivi Scansano diventava la capitale della Maremma. Questa era infatti ancora terra di malaria e nei mesi estivi, i più pericolosi, gli uffici pubblici della provincia di Grosseto si spostavano a Scansano alla ricerca di zone più salubri. Con gli uffici si spostavano anche le famiglie benestanti, una vera e propria migrazione che con il tempo è stata la fortuna di questa terra. Al fenomeno fu dato anche un nome, da giugno a ottobre c’era la “Estatura”.
Anche il nome Morellino, il prezioso vino che si produce a Scansano, deriva dalle migrazioni estive. Morelli erano infatti i cavalli usati per trainare le carrozze che portavano le famiglie e i funzionari che si spostavano a Scansano.
La chiesa di Scansano si chiama Madonna delle Grazie, ma gli abitanti le hanno dato il nome di Madonna della Botte. Ciò è legato ad una leggenda che si tramanda di generazione in generazione: l’attuale chiesa è stata ricostruita sopra una cappella del seicento che andò distrutta durante un alluvione nel 1862. Si salvò soltanto il dipinto che raffigurava appunto la Madonna delle Grazie che fu ritrovato dentro una botte che, rotolata proprio nel luogo dove, secoli prima, era stata eretta la cappella.
Il 2 agosto 1958, nella miniera di lignite di Baccinello, alcuni minatori scoprirono lo scheletro fossile di Oreopiteco (Orepithecus Bambolii) detto Sandrone, che rappresenta un elemento chiave nella comprensione dell’evoluzione della specie umana. Era un ominide vissuto tra 9,5 e 6,5 milioni di anni fa che camminava in posizione eretta. All’epoca della scoperta i principali quotidiani di tutto il mondo dettero ampio spazio alla notizia poiché sembrava che fosse stato scoperto il cosiddetto “anello mancante”, il più antico antenato dell’uomo.
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