Agrippa, nipote dell’Imperatore Augusto, fu il primo detenuto dell’isola e condannato a morte. Forse fu questo episodio storico ad ispirare l’ultimo Granduca d’Austria Leopoldo II che nel 1857 ebbe l’idea di far lavorare i detenuti nei campi e costituire un’azienda agricola che producesse reddito: un modello vincente che venne esportato anche ad altre isole.
A fine 1800 Pianosa ospitava un migliaio di carcerati, soprattutto malati di Tbc, in quanto la medicina di allora riteneva che l’aria di mare facesse meglio di quella di montagna: prima che si capisse che l’aria salmastra peggiorava e non migliorava l’evolvere della malattia passò quasi un secolo, durante il quale morirono 2.350 carcerati.
Negli anni del fascismo Sandro Pertini, il più illustre degli antifascisti, rimase prigioniero sull’isola dall’inizio del 1932 al settembre 1934.
Alla fine degli anni settanta Pianosa divenne un carcere di massima sicurezza per i brigatisti rossi e successivamente per i capi della camorra, i boss della mafia e il regime del 41bis.
Fu costruito un lungo e alto muro di cemento armato per dividere la parte abitata dai civili e dalle guardie carcerarie da quella dei detenuti. Dopo gli attentati a Falcone e Borsellino i boss della mafia furono trasferiti sull’Isola che diventò una fortezza inaccessibile, vigilata giorno e notte da agenti di custodia, carabinieri, polizia, con rigidissimi divieti di sorvolo e di navigazione nelle acque circostanti. Nel 1997 l’ultimo detenuto per mafia venne trasferito sul continente e il carcere di Pianosa chiuse definitivamente l’anno dopo.
L’isola fu inserita nell’Ente Parco dell’arcipelago toscano e tre anni dopo iniziarono le visite guidate. Oggi siamo liberi di immergerci in quest’isola piatta e incontaminata, dove il silenzio, la natura e il mare sono un’esperienza da vivere unica.
Pianosa fu abitata fin dai tempi del neolitico dai più antichi navigatori dell’età del Bronzo. Fu sede di strutture residenziali marittime di epoca romana. Dal III al IV secolo fu un’importante catacomba cristiana. Furono i Pisani i primi a costruirvi un piccolo nucleo abitato che fu distrutto nel XVI secolo durante le incursioni turche e successivamente ricostruito.
Appena sbarcati sul piccolo porticciolo le vecchie dimore in stile coloniale che ospitavano i secondini e i loro parenti fanno subito capire che siamo in un posto senza tempo, di un fascino particolare, segnato da un decadente splendore.
La Specola è la costruzione più bella e antica di Pianosa, venne edificata nel 1835 sui resti di un antico castello e negli anni Sessanta serviva da rifugio per numerosi pescatori elbani che rimanevano bloccati dal maltempo. Prima dell’istituzione del carcere, era l’abitazione del medico dell’isola.
Si cammina in un paese fantasma circondati da alberghi abbandonati, negozi, abitazioni e un vecchio ufficio postale.
La Casa del Direttore è l’edificio più importante dell’isola con la sua Foresteria con soffitti decorati e affrescati, dove venivano ospitati personalità illustri. Fra le sue stanze si consumò un atroce delitto: nel 1974 un detenuto di fiducia uccise l’allora Direttore in carica, il Dott. Massimo Masone.
Cala Giovanna è l’unica spiaggia dove sono consentite la sosta e la balneazione. Nella parte retrostante la spiaggia si trova l’unico ristorante dell’isola, gestito da una cooperativa di detenuti del carcere di Porto Azzurro, e più avanti, all’ombra dei pini, una piccola area attrezzata con tavoli e panchine. Ed è arrivato il momento di sdraiarsi sulla sabbia e ascoltare le onde e il canto dei gabbiani, per poi tuffarsi nel mare incontaminato, in mezzo ai pesci che, non abituati alla presenza umana, si avvicinano curiosi.
Da qualche anno è possibile pernottare nell’unico albergo dell’Isola, un posto unico, gestito dalla cooperativa di detenuti.
Ricchissima di fossili marini, testimonianza della sedimentazione avvenuta su un antico fondale, Pianosa è coperta dalla tipica macchia mediterranea con predominanza delle specie amanti dei suoli calcarei: il lentisco, il rosmarino, il ginepro fenicio, i cisti, gli olivastri e lo spazzaforno, raro arbusto amante dei terreni poveri e rocciosi.
Dopo l’interruzione dell’attività agraria della colonia penale, la flora spontanea sta progressivamente ricolonizzando l’isola. Qui vi nidificano varie specie di uccelli stanziali e migratori, fra i quali le berte e il gabbiano corso, specie protette.
Per gli appassionati di bird whatching è un’occasione unica per ammirare il volo colorato dei gruccioni, quello ondeggiante dell’upupa o le planate e le picchiate dei rapaci insieme a numerosi passeriformi, stanziali o di passo. I periodi più indicati per questa attività sono le stagioni primaverili ed autunnali quando molti ospiti alati usano l’isola come luogo di soste e ristoro durante i loro spostamenti sulla direttrice Sud-Nord.
Per visitare Pianosa bisogna rivolgersi alla Casa Del Parco (vedi tutte le informazioni per visitare il parco). Per permettere a tutti di vivere un’esperienza unica l’Ente Parco ha costituito tre percorsi a piedi, uno in mountain bike, uno in Kayak ed uno per snorkeling.
PERCORSI A PIEDI
1. Visita del paese di Pianosa
(Distanza 2 km. Durata: 1,30 h. )
Una passeggiata tra i romantici e decadenti edifici del vecchio borgo per conoscere la sua storia, la vita e le abitudini delle comunità che qui hanno vissuto. Un percorso storico, che va dall’età della pietra agli insediamenti ottocenteschi.
2. Archeo-natura trek
(Distanza km. 3,5 Percorrenza 1 h. 40’ Durata 2 h. 20‘)
Attraverso un tratto centrale dell’isola si raggiungono aree di recente scavo che hanno messo in luce importanti testimonianze archeologiche solo parzialmente conosciute dall’800. Si arriva al Belvedere, il punto più alto dell’isola, dal quale si può ammirare il paesaggio circostante. Si raggiungono i resti del Bagno di Agrippa sul litorale di Cala San Giovanni.
3. Paleo-natura trek
(Distanza km. 3,7 Percorrenza 1 h. 50’ Durata 2 h 30‘)
Attraverso la costa meridionale e si prosegue verso la litoranea inoltrandosi nella pineta. Si incontra Grotta di Cala di Biagio dove nell’800 sono stati recuperati numerosi utensili litici preistorici e cospicui giacimenti di ossa di cervidi e bovidi a testimonianza di un pregresso collegamento con la terraferma. Poi le sorprendenti cave di calcarenitimche hanno fornito in epoca antica e moderna il materiale da costruzione utilizzato sull’isola.
MOUNTAIN BIKE
Percorrenza: 12 km
(Durata: 2,30 h)
Attraverso strade e sentieri pianeggianti si raggiunge la diramazione del Marchese, all’estremo nord dell’isola, per un affaccio sulla splendida baia del Porto Romano; poi le falesie della costa occidentale e le diramazioni della colonia penale.
SNORKELING A CALA DEI TURCHI
Percorrenza: 1 km circa
(Durata: 1h:30′ – permanenza in acqua 50 minuti circa)
Bastano un paio di pinne e una maschera per vivere un’esperienza meravigliosa. Il mare pianosino è infatti abbondante di fauna ittica: le acque, un tempo protette indirettamente dal severo controllo esercitato dalla polizia penitenziaria intorno all’isola, sono oggi tutelate per il loro valore ambientale e la loro ricchezza faunistica.
Qui la prateria di posidonia, risparmiata dalla pesca a strascico ed ancoraggio selvaggio è ancora integra e particolarmente estesa.
Lo snorkeling nelle acque di Pianosa permette l’osservazione a pochissimi metri di profondità di cernie, aragoste, orate, dentici, murene e altri mille colorate specie mediterranee: la bellezza di una natura che solo un’area protetta può garantire.
KAYAK
(Durata: 2h30′)
Un’escursione per piccoli gruppi alla scoperta della costa orientale di Pianosa, partendo dalla spiaggia di Cala Giovanna. Un’occasione straordinaria per navigare nelle acque dell’area marina protetta avvicinandosi alle spettacolari coste e alle suggestive scogliere dell’isola.
Tuscany è un marchio di CARTIERE CARRARA S.p.A. – V.le S. Lavagnini, 41 – 50129 Firenze (FI), Italia – info@www.labellezzadellacarta.it – Privacy