Un po’ di storia del pancotto
Il pancotto è considerato un discendente della “puls tractogalata”, una ricetta che il gastronomo romano Apicio (I secolo d.C.) citò nel suo trattato “De re coquinaria”. Quando le risorse erano poche il pancotto veniva utilizzato persino per lo svezzamento dei bambini – la salvia, in particolare, era considerata un calmante per le “colichette” dei neonati. Anche le puerpere ne mangiavano in grandi quantità, ritenendo che favorisse l’allattamento.
Diffuso quasi ovunque nello Stivale, in ogni regione questo piatto ha assunto tratti e nomi unici, caratterizzandosi con gli ingredienti propri di ciascuna terra.
Il pane raffermo in Toscana
Il pane è uno degli alimenti cardine della dieta mediterranea. Fin dagli albori si è sempre cercato un modo per riutilizzare gli avanzi, per non sprecare e risparmiare. Spesso infatti tra i ceti popolari e più poveri, il risparmio e il riutilizzo erano alla base dei principi di vita quotidiana. Figuriamoci quando si trattava di cibo… Ecco che il pane diventa sempre più centrale a tavola, ingrediente principale di vere e proprie ricette povere ma prelibate.
Nella cucina toscana non sono infatti poche le ricette che prevedono il riutilizzo degli avanzi. Da qui piatti anche famosi come la Pappa al pomodoro, la Panzanella, le acquecotte, le varie zuppe e, appunto, il pancotto.