Murlo: l’origine del nome
La teoria più accreditata ci dice che “Murlo” deriva dal termine latino murulus (“muretto”) ed indica un “piccolo luogo murato”. Secondo altri studi questo nome deriva da “mus” (“topo”), poiché in molti antichi stemmi comunali di quest’area della Toscana comparivano topi rampanti.
IL BORGO CHIUSO
La forma e le dimensioni di Murlo sono le stesse da secoli: l’essere chiuso non ha facilitato l’espansione, tant’è che tutt’oggi la maggior parte della popolazione comunale risiede nei paesi limitrofi di Vescovado e Casciano. Dal XII al XVIII secolo è stato feudo inespugnabile dei vescovi di Siena. Murlo si trova nel bel mezzo della campagna senese più naturale e isolata, immerso completamente nella stupenda Val di Merse . Proprio per il suo rimanere chiuso e inaccessibile, ha mantenuto fortissimi legami con gli Etruschi.
Da tempo si era notato che i profili di alcuni abitanti di Murlo somigliavano in maniera evidente alle statue e alle pitture etrusche. Nel 2007 uno studio ne dà la spiegazione: nel DNA della gente locale c’è DNA etrusco, dimostrando la parentela con gli abitanti dell’Anatolia che sono la patria di origine degli Etruschi. Tale parentela è stata ritrovata in molti abitanti di varie città toscane con origini etrusche, ma nel paese di Murlo il picco di patrimonio genetico è arrivato al 17%. Questo a causa del lungo isolamento: dal 1189 al 1749 Murlo è stato il feudo dei Vescovi di Siena, cosa resa ancor più accentuata dalla posizione in mezzo alla Val di merse, lontano da tutto. Una delle più importanti scoperte dell’origine etrusca si trova sulla collina vicina: un grande palazzo principesco circondato da botteghe artigiane. Questa era la Murlo etrusca.
Nel borgo di Murlo si trova l’Antiquarium, un museo moderno in cui sono conservati i reperti archeologici rinvenuti nel vicino insediamento etrusco: il grande palazzo appartenente ad un principe locale, con annessi laboratori di artigiani del ferro, bronzo, alabastro, terracotta e avorio.
Bellissimi oggetti della vita domestica e delle attività artigiane giornaliere, quindi non solo reperti provenienti dalle tombe, come generalmente accade.
Statue di terracotta a grandezza umana, che ornavano il tetto del palazzo principesco, tra cui la sfinge, il gorgone e il misterioso “cappellone”, che raffigura un uomo con un grande copricapo, simile ad un sombrero messicano. Per l’eccezionalità della scoperta il cappellone è diventato il simbolo stesso di Murlo.
IL CAPPELLONE
Dopo vari studi e per la somiglianza con il cappellone che si trova a Cuma, vicino ai due serpenti, che avevano poteri taumaturgici. Gli studiosi affermano che il “cappellone” di Murlo era un’importante “guaritore” della comunità, un uomo di medicina con poteri di rigenerazione, non dissimile agli stregoni dei Pellerossa americani. Le mani della statua sono infatti chiuse a pugno nell’azione di tenere qualcosa all’interno del foro presente. Per questo si pensa che tra le mani potesse tenere proprio un serpente.
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