A Montalcino da secoli si cucina la trippa con lo zafferano, una spezia di cui la Toscana ha sempre vantato una tradizione antica e una coltivazione tra le migliori e più rinomate.
LO ZAFFERANO, UNA PIANTA ANTICHISSIMA
Il nome botanico è Crocus Sativus ed è
la spezia più costosa e più conosciuta di tutto il mondo antico. Il nome deriva dall’arabo za῾farān, che significa “splendore del sole”. Proviene dall’Asia Occidentale e si diffuse in Europa sin dai tempi lontanissimi. Nella nostra penisola era considerato particolarmente pregiato lo zafferano aquilano e quello toscano.
Le più antiche raffigurazioni dello zafferano sono le pitture parietali micenee delle “Raccoglitrici di zafferano” nell’isola di Santorini (Museo Archeologico di Thera) e del “Raccoglitore di Zafferano”, proveniente dal Palazzo di Knosso a Creta.
Lo troviamo per la prima volta menzionato in un papiro egiziano del 1550 a.C. Lo citano spesso Virgilio, Plinio e altri cronisti della classicità. Gli antichi scrittori narrano che i Romani lo scioglievano nel vino per spruzzarlo nei teatri, sui roghi, nei talami e nei capelli. Utilizzavano inoltre i fiori di zafferano per coprire le strade al passaggio dei principi e degli imperatori e la leggenda vuole che Isocrate, prima di coricarsi, profumasse con lo Zafferano i guanciali del suo letto.
Era usato prevalentemente come medicamento, colorante e cosmetico.
La ninfa Smilace era la favorita del dio Mercurio. Amava il giovane Cocus e Mercurio, geloso del giovane mortale,
cercò in tutti i modi di ostacolare la passione trasformando i due amanti in due diversi fiori: Crocus in un fiore giallo
(da cui il nome del bulbo di zafferano) e Smilace in un fiore bianco (da cui la Smilax aspera,
ovvero la pianta cosiddetta Salsapariglia).
Galeno ci riferisce un’altra versione:
un vendicativo Mercurio uccise Croco, lanciandogli un disco, e, affinché ne restasse
a monito degli uomini il ricordo di aver osato contrapporsi alla divinità, intinse col suo sangue il fiore di zafferano, da cui il colore rosso vermiglio dei suoi preziosissimi stigmi.
Nel 1228 San Gimignano contrasse molti debiti con le banche di Colle a causa della guerra che dichiarò al Castello della Nera. Tali debiti furono pagati parte in denaro e parte in zafferano.
San Gimignano infatti produceva zafferano in quantità, ed è tornato ad essere un produttore importantissimo dell’oro rosso.
Perché così prezioso? Perché per ottenerne un chilo di zafferano occorrono circa
centocinquantamila fiori, difficili da raccogliere poiché delicati
e fragili e a seguire una lavorazione molto complicata: estrarre solo gli stimmi, essiccarli ad una temperatura mai superiore ai 40 gradi e quindi ricavarne lo zafferano.
Inoltre lo zafferano era una potente medici dell’epoca: tutt’oggi è riconosciuta come potente antiossidante, molto di più
della vitamina C ed E.
Non ci resta quindi che consumarne
una discreta quantità giornaliera per il nostro benessere.
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