LA GINESTRATA DEL CHIANTI

Una “crema speciale preparata col brodo invece che con il latte”.

Giovanni Righi Parenti, La cucina toscana

INGERDIENTI PER 4 PERSONE

 

  • 4 uova

  • 1 l di brodo di pollo

  • 1 bicchiere di vin santo secco

  • 50 g di burro

  • 1 pizzico di zucchero a velo

  • 1 pizzico di cannella in polvere

  • 1 pizzico di noce moscata

  • Sale q.b.

 

PREPARAZIONE

 

  • mettere i tuorli in una ciotola
  • aggiungere un pizzico di cannella e 1 bicchiere di vin santo secco
  • Sbattere con una frusta o in un frullatore fino a quando il tutto è perfettamente amalgamato
  • Aggiungere lentamente il brodo freddo sempre continuando a sbattere.
  • Filtrare il composto con un colino a trama fine e versare in una piccola casseruola, sempre mescolando.
  • Mettere la piccola casseruola a bagnomaria caldo, ma non in ebollizione, e a fuoco molto dolce.
  • Tagliare a dadini minuscoli il burro e unire tre dadini alla volta al composto in cottura,
  • Proseguire la cottura mescolando per 15/20 min. fino a quando la crema non si sarà leggermente rappresa.
  • Versare la ginestrata nelle tazze da brodo
  • Aggiungere un pizzico di zucchero a velo e di noce moscata
  • servire ben calda.

Gustare semplice o accompagnata con crostini di pane fritti o tostati

La ginestrata è una zuppa tipica del Chianti che si è diffusa anche nel Valdarno e nella Val di Chiana, fra le province di Firenze, Arezzo e Siena. Ma non ha niente in comune le altre zuppe e minestre toscane, nate dalla creatività popolare contadina che ha sfruttato ingredienti poveri (legumi, verdura, pane raffermo etc..) e li ha resi un trionfo di sapori, odori e colori. La Ginestrata no. Lei è una zuppa aristocratica, ricca di spezie e ingredienti costosi.

LA ZUPPA DEI NOBILI

La Ginestrata nasce nelle ricche dimore dei nobili in epoca rinascimentale, quando le costosissime spezie giunsero in Europa tra il XV e il XVI secolo.

Giovanni Righi Parenti nel suo libro “La cucina toscana” la definisce un’antica pozione, tonificante e perfino afrodisiaca: “uno stimolante alle più ardue imprese, un tonico sicuro e infine un afrodisiaco

LA PANACEA DI TUTTI I MALI

Si, perché la Ginestrata aveva funzioni rinvigorenti e veniva prescritta ai malati, a chi doveva recuperare le forze, prima delle battute di caccia etcc… Infatti  al suo interno troviamo tutti gli ingredienti dal potere ricostituente: tuorli d’uovo, vin santo secco, zucchero, cannella, noce moscata e brodo di pollo, un rimedio della nonna sempre valido per guarire più in fretta da raffreddore e malanni di stagione.

L’AFRODISIACO RINASCIMENTALE

 Dall’epoca del Rinascimento fino agli inizi del secolo scorso la Ginestrata  veniva data anche ai novelli sposi il mattino dopo la prima notte di nozze e al ritorno dal viaggio nuziale.

IL NOME

 

La Ginestrata si chiama così perché il suo colore giallo ricorda quello dei fiori di ginestra toscana.

Dall’ottocento fino alla metà del novecento era uso che la madre dello sposo a regalasse alla nuora, per accoglierla in casa sua, una ciotola di ginestrata riposta all’interno di un piccolo vassoio ricavato da rametti di ginestra intrecciata.

DA GINESTRATA A ZABAIONE

 

In alcuni antichi ricettari la Ginestrata viene associata allo “Zabaglione”, tanto che Maria Attilia Fabbri Dall’oglio nella sua opera “Civiltà della tavola” afferma che lo Zabaione potrebbe essere considerato l’evoluzione della Ginestrata “per la presenza, insieme alle uova, allo zucchero, alle spezie, del vino, elemento tipico del citato “Zabaglon” del Codice Bühler 19, ricettario anonimo sul finire del Quattrocento di area napoletana, mancante, però, nella ginestrata”

 

Ecco perché la Ginestrata è chiamata zuppa, minestra, crema o bevanda (in questo caso viene servita in tazza). Oggi in disuso perché non è più attuale accostare il dolce al salato, per la sua bontà merita assolutamente di essere riscoperta.

 

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