I Butteri Maremmani

IL CUSTODE DELLA MAREMMA


Quel territorio che dal fiume Cecina arriva fino a Roma e Latina, conosciuto come Maremma Tosco-Laziale, è un’area piana fatta di grandi spazi, terreni impervi e paludi. Grandi distese dove le vacche e il cavallo maremmano continuano ad essere allevati in branchi nelle aziende. Il buttero è il mandriano, un personaggio mitico, una figura epica che ancora oggi è il simbolo di questa terra antica, il custode dei segreti millenari del suo mestiere. Pur essendo infatti poche le aziende rimaste attive e il lavoro sia molto cambiato, spetta sempre al buttero il compito di mantenere vive le tradizioni della Maremma.dell’artigianato tradizionale.

I MIGLIORI DOMATORI DI CAVALLI

Nella piana di Alberese, in provincia di Grosseto, i butteri ancora cavalcano e sono tutt’oggi considerati i migliori domatori di cavalli bradi italiani. Non solo, le manifestazioni in cui mostrano le loro abilità sono famose nel mondo. Possiedono doti di agilità, riflessi e forza fuori dall’ordinario, che mettono in mostra durante la doma dei puledri, nella merca dei vitelli, nelle sfide e nei caroselli. Vestiti del tipico abbigliamento in fustagno, cappello a falde larghe, pastrano, cosciali in pelle di capra, scarponi di vacchetta, lungo uncino e catana appesa alla bardatura del cavallo, i butteri percorrono ancora oggi questa terra, mentre la loro figura è ormai diventata mito.

IL LAVORO DEI BUTTERI

Controllare oltre 500 capi di vacche e tori maremmani bradi e 120 cavalli: questo era ed è rimasto il lavoro del buttero. Un tempo le aziende erano suddivisa in azienda del campo e azienda del bestiame. A capo di quest’ultima c’era il Massaro che possedeva una profonda conoscenza del bestiame bovino ed equino. Alle sue dipendenze aveva i Butteri in numero di 3, 6, 7 a seconda delle dimensioni dell’allevamento, abilissimi nel montare a cavallo, nell’uso della lacciaia, nel lavoro nei rimessini e nella doma.

LE MANSIONI TRADIZIONALI

LA RICHIESTA

La giornata del buttero iniziava molto presto quando ancora era buio, e come prima cosa faceva la “Richiesta” cioè il giro di ispezione quotidiano a tutto il bestiame dove si controllavano le “punte” cioè i gruppi di bestiame in cui era diviso l’allevamento a seconda dell’età, del sesso o del periodo rispetto alla riproduzione. In primavera iniziavano le monte brade di tori e stalloni. Nella seconda decade di febbraio le vacche prossime al parto venivano portate in un pascolo buono e controllate due volte al giorno. 10-15 giorni dopo il parto venivano trasferite in pascoli più ricchi e continuamente spostate da un pascolo ad un altro per garantire ai vitelli la migliore alimentazione possibile. Infine a maggio generalmente nella seconda quindicina, periodo in cui l’animale ha già “scafato” cioè perso il pelo invernale viene effettuata La Merca.

LA MERCA DEL BESTIAME

“Chi va alla merca e non è mercato, alla merca non è stato”. Con questo detto si indicava il fatto che ad ogni marchiatura c’era sempre qualche live incidente. Oggi questa pratica non si fa più.
I bovini di razza Maremmana sono forti, dalle lunghe corna e di mole robusta e possono diventare estremamente aggressivi. Per spostarli, immobilizzarli e marchiarli occorreva molta abilità. E l’incidente capitava sempre. La merca rappresentava un momento di festa per l’azienda ed anche di orgoglio del proprietario che poteva mostrare quanto belli fossero i suoi animali e quanto bravi i suoi butteri.

LA DOMA DEI PULEDRI

Altro momento fondamentale del lavoro del buttero, nel quale dimostra tutto il suo mestiere è la Doma dei Puledri.
 Il cavallo da domare viene allontanato dal branco e introdotto nel tondino, con infisso un robusto palo dove viene legato dopo essere stato allacciato al collo con la lacciaia e dove gira nervosamente su se stesso scalciando e cercando di liberarsi. A questo punto viene avvicinato con molta cautela dal buttero che gli infila a distanza la cavezza e inizia a far procedere al trotto ed al galoppo il puledro lungo il perimetro del tondino. Dopo alcuni giorni, quando il puledro ha accettato con rilassatezza questa fase, il Buttero inizia la fase del contatto.
Quando il puledro avrà imparato a non temere l’uomo si passa all’insellaggio, una delle operazioni più delicate e pericolose del lavoro del Buttero.
Una volta che la sella viene sopporta bene è giunto il momento di salire. Per questa operazione fa il suo ingresso nel tondino un cavallo anziano, tranquillo e perfettamente addestrato detto “marrone”, montato da un Buttero esperto che avvicina il puledro e lo spinge a contrasto con la steccionata per essere quindi montato da un altro buttero. Quando dopo mesi il puledro accetta di essere montato inizia la vera e propria fase di addestramento.

I TIPI DI SELLA

 

LA SELLA MAREMMANA

Sella molto robusta è stata introdotta con lo Stato dei Presidi alla metà del 1500 ed è conosciuta anche come Sella col Pallino. A lungo utilizzata nella Maremma grossetana e livornese è caduta in disuso intorno agli anni ’20, quando è stata progressivamente sostituita dalla bardella e dalla più pratica scafarda.

LA BARDELLA

E’ la sella del buttero per eccellenza, Priva di arcione, è molto povera: la sua fabbricazione richiede poco pellame e ha solo un piccolo frontale di legno a semicerchio. È molto grande e molto confortevole. I butteri dell’Azienda Agricola Regionale di Alberese la usano esclusivamente per la doma, dato che nella Maremma grossetana ha subito una progressiva decadenza ed è stata completamente sostituita dalla scafarda. Continua, invece, ad essere molto usata nel viterbese e nella provincia di Roma.

LA SCAFARDA

Era la sella regolamentare delle truppe di cavalleria, concepita per attività belliche e andata in pensione dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. È a partire dagli anni ’20 che i butteri del Regio Deposito Stalloni dell’Esercito, oggi Centro Militare Veterinario, alle porte di Grosseto, hanno cominciato ad usarla. Da allora ha avuto una inarrestabile ascesa. Si tratta infatti di una sella meno professionale, ma più versatile della maremmana, più confortevole e più robusta della bardella, realizzata in vacchetta, con cuscini imbottiti e protetti con rivestimenti in cuoio. È la sella più usata dai butteri maremmani, infatti proprio a Grosseto ci sono alcuni giovani artigiani che la producono, mentre non si è affermata nel Lazio. La sua affidabilità e comodità, che la rendono eccezionale in campagna e nel trekking, le hanno fatto guadagnare anche un vasto mercato amatoriale.

http://www.butteri-altamaremma.com/index.htm

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