L’illusione ottica ti lascia senza fiato: dalla costa del Mediterraneo sembra che anche in piena estate le Alpi Apuane siano coperte di neve: vette ghiacciate, fredde, bianche, che si stagliano sul verde delle colline. Ma basta imboccare la strada che si inerpica dalla valle del Ravaccione e la “neve” si scioglie: ci accorgiamo che il bianco è dato dalla polvere di marmo, gli scarti di oltre 2000 anni di estrazione.
Il marmo di Carrara non è un marmo qualunque: fresco al tatto, di un bianco accecante, luminescente come una perla, ha una grana fine e compatta, che rende meglio di ogni altro marmo al mondo.
Il marmo è un composto di carbonato di calcio, quindi un materiale molto povero: roccia calcarea derivata dalla sedimentazione di gusci e piccoli apparati scheletrici di organismi viventi. Le rocce che si sono formate nei millenni hanno come caratteristica la compattezza e la durezza, perfette per la lavorazione e la levigatura.
Il colore del marmo dipende dalla presenza di impurezze, in assenza delle quali si ottiene il marmo bianco. A Carrara si estraggono due tipi di marmo: quello grigio, detto anche ordinario, e quello bianco, chiamato statuario, che ha reso il marmo di Carrara famoso nel mondo. Per intenderci quello usato da Michelangelo, da Canova e da tantissimi altri maestri.
La bellezza del marmo di Carrara incantava gli antichi. Plinio scrisse di uomini che, spaccando la roccia, vi trovarono dentro un’immagine umana. Passarono i secoli e non è un caso che il marmo di Carrara sia stato il marmo dei grandi Maestri come Michelangelo, Canova, Donatello, Berini e dei grandi dei nostri giorni come Henry Moore e Isamu Nog. Si narra che Michelangelo si recava spesso nelle cave in cerca del blocco di marmo perfetto, incidendo la sua “M” sulle pareti di roccia come segnale per i tagliatori. E poi, come ci racconta lui stesso “liberava la forma nella pietra”. Oggi gran parte del marmo esportato va a finire negli alberghi di Las Vegas, nelle cucine di Londra o nei bagni del Bahrein.
Le cave di pietra delle Alpi Apuane erano già utilizzate durante l’età del Ferro dai Liguri, che lo usavano per lo più per seppellire i loro defunti. L’attività estrattiva vera e propria si sviluppò a partire dall’epoca romana, e conobbe il maggiore sviluppo sotto Giulio Cesare (48-44 a.C.). Fu l’imperatore Augusto ad aprire le prime cave, in quello che era ed è il bacino più grande al mondo, e, come narra Svetonio, affermò «di aver trovato una città di mattoni e di lasciarne una di marmo».
I romani infatti furono i primi a scoprire il potenziale di questo lembo di terra, difficile da espugnare perché protetta dal mare e dalle montagne. L’estrazione del marmo è nata qui, come afferma il nome stesso “Carrara”: un luogo di carri che servivano per trasportare gli enormi blocchi di marmo bianchi dai monti al mare.
I blocchi infatti partivano dal porto di Luni (per questo il marmo delle Alpi Apuane è detto, in archeologia, marmo lunense) per andare in tutto l’impero dove abili maestranze lo usavano per costruire opere pubbliche e dimore patrizie. Dall’età imperiale fino alla metà del XX secolo i blocchi erano trasportati fino al mare con il pericoloso metodo della lizzatura: il marmo arrivava al porto di Luni percorrendo la via Carraia sopra carri trainati dai buoi (una rievocazione storica della lizzatura viene effettuata nel mese di agosto).
Torano, Miseglia e Colonnata, sono i bacini più antichi. Cave come Polvaccio e Mandria (Torano) e Canalgrande (Miseglia) sono andate perdute per secoli di intensa estrazione. Sono, invece, ancora integre le cave di La Tagliata (Miseglia) e Fossacava (Colonnata). Bellissimi i bacini di Colonnata, Torano e Fantiscritti.
Dal V secolo l’attività estrattiva subì un periodo di stasi a seguito delle invasioni barbariche. Più tardi, con la maggiore diffusione del cristianesimo, il marmo fu richiesto in grandi quantità per l’edificazione degli edifici religiosi e per il loro arredo interno.
Nel XX secolo, durante il fascismo, si fece ampio uso del marmo di Carrara, Per Mussolini infatti il marmo era un materiale italianissimo e venne usato per abbellire le nuove città di provincia come Latina e Sabaudia. Mussolini donò il marmo di Carrara per una delle due moschee della Spianata del Tempio di Gerusalemme.
L’escavazione del marmo nelle Alpi Apuane ha subito nel secolo scorso profonde trasformazioni. Anticamente l’escavazione avveniva con picconi e piccozze ad opera dei condannati a lavori di fatica, schiavi e cristiani. I primi cavatori sfruttavano le fratture naturali della roccia nelle quali inserivano dei cunei di legno di fico che, una volta bagnati con acqua, si dilatavano provocando il distacco del masso. Solo molti anni dopo con l’utilizzo delle mine si poté distaccare una grande quantità di marmo senza danneggiarlo.
La vera e grande rivoluzione nella tecnica estrattiva avvenne però solo alla fine dell’Ottocento con le invenzioni del filo elicoidale e della puleggia penetrante.
Una visita ai meravigliosi bacini di Colonnata, Torano e Fantiscritti è un’esperienza unica. Uno spettacolare viaggio lungo il tracciato della ex Ferrovia Marmifera passando sui ponti di Vara e all’interno delle suggestive gallerie scavate nella roccia, alla scoperta delle cave.
Vi suggeriamo un itinerario:
Si parte da Colonnata, piccolo borgo famoso per il lardo che viene fatto stagionare e insaporire per almeno sei mesi all’interno di conche di marmo. Si può assaggiarlo nelle numerose larderie. Bellissima la piccola chiesa ricoperta di marmo bianco e il monumento allo scavatore nella Piazza.
La prima Cava che incontriamo poco dopo Colonnata è quella romana del I secolo, una delle poche conservate e a seguire la cava La Piana, ancora in attività. Possiamo poi visitare la cava 177. Da Colonnata percorriamo l’antica via della ferrovia marmifera, attraversando spettacolari tunnel scavati direttamente nella roccia fino al bacino di Fantescritti, Proseguiamo poi fino al bacino di Torano. Questi, insieme a quello di Colonnata, sono i tre bacini principali di approvvigionamento del marmo a Carrara. In questo luogo così surreale ricoperto di polvere bianca fu girata la scena di iniziale del film Quantum of Solace.
Percorriamo le Cave di Marmo fino a la Cava Museo di Fantescritti, dove possiamo ammirare come si estraeva il marmo e la ricostruzione di una casa del Cavatore e dei suoi “preziosi” oggetti di lavoro. Di fronte alla cava-Museo si trova il Marmo Tour, l’unica cava in galleria scavata nel marmo. Si può entrare nel cuore di una montagna e arrivare nel suo preciso centro circondati dalle imponenti pareti lisce e bianche: una sensazione difficile da provare altrove.
Fonti:
http://www.marmotour.com/
http://www.aptmassacarrara.it/
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