Gli Scalpellini del Mugello

Scheggianico, Tirli, Castiglioncello, Rapezzo, San Pellegrino, Piancaldoli, Coniale, Caburraccia, Cerreta: questi paesi o sperdute frazioni toscane sono fatte interamente di pietra, dal lastricato delle vie fino ai comignoli sui tetti delle case. E’ la pietra serena, che da secoli regna nelle città e nei paesi della toscana.

LA BELLEZZA DELLA PIETRA


La bellezza dei lavori in pietra serena si trova infatti non solo nelle città d’arte come Firenze (ad esempio nei fregi dei portoni dei case nobili) ma anche nei paesini sopra citati, dove è facile scoprire particolari di squisita fattura, come le eleganti volute, le scale esterne, gli splendidi stemmi e fregi in bassorilievo che decorano i portali e gli architravi degli ingressi delle case, o le fantasie delle meridiane, dei comignoli, dei trafori della pietra per l’aerazione dei sottotetti.

Insomma la bellezza delle città toscane è merito anche della pietra serena.

GLI SCALPELLINI DELL’ALTO MUGELLO


L’abbondante presenza di pietra arenaria è all’origine della antichissima tradizione degli “scalpellini di pietra serena” soprattutto nella zona montana dell’Alto Mugello, nei territori di Firenzuola, Palazzuolo e Marradi.

Il principale sito di estrazione e lavorazione della pietra serena in Italia si trova a Firenzuola, alle porte di Firenze, nel cuore dell’Appennino tosco-romagnolo. Qui ancora oggi questo mestiere vive nei manufatti degli scalpellini che esportano in tutto il mondo. Non solo nell’edilizia e nel restauro, settori un tempo prevalenti, ma anche nel design e nel complemento d’arredo. Lavorano scrupolosamente questo materiale che si contraddistingue per la sua naturalità e sobrietà cromatica in grado di adattarsi a ogni ambiente e stile passando dal classico al moderno. E attraversando i secoli.

I PROTAGONISTI DELLE CITTA’ D’ARTE TOSCANE. E NON SOLO

Hanno lavorato per Michelangelo, il Brunelleschi, Donatello, Leonardo da Vinci, il Vasari fino ad arrivare ai grandi di oggi come Renzo Piano: quello dello scalpellino è un mestiere antico che si tramanda di padre in figlio. La parola scalpellino deriva dal latino “scalpere”, grattare, incidere, tagliare. Da parola  diviene un modello culturale che rappresenta l’identità sociale di un popolo: uomini che alla pietra dedicano l’intera vita e, pur rimanendo anonimi e sconosciuti, sono gli assoluti protagonisti delle città d’arte toscane e non solo.

IL LAVORO DELLO SCALPELLINO

I proprietari delle cave o delle botteghe erano detti i capomastri, i dipendenti garzoni. Entrambi per tutti erano gli scalpellini, allo stesso tempo cavatori, tagliatori, incisori, ornatisti e decoratori. Ancora oggi lavorano ogni singolo blocco di pietra secondo una vera e propria arte del tagliare e modellare attraverso il ritmico picchiettio di subbie, scalpelli, martelline e bocciarde, trasformando il pezzo in opera d’arte.

LA TRADIZIONE CONTINUA

La figura dello scalpellino partecipa al formarsi della storia dell’architettura, dell’arte, del design e dell’arredo urbano e ci aiuta a comprendere quale sia stato il processo produttivo, umano e culturale che sta alla base di alcune delle più importanti opere toscane.

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