Usi e Tradizioni
La tossicità dei frutti di questa pianta era già nota allo storico e naturalista latino Plinio il Vecchio. Il legno duro veniva usato per fare fusi e stuzzicadenti; gli zingari lo utilizzavano invece per ricavarne aghi da cucito e grucce. L’Euonymus europaeus è pertanto una pianta velenosa (foglie e in particolare corteccia e frutti) che per la bellezza dei frutti e delle foglie, rosse in autunno, è molto utilizzata nei parchi e nei giardini. Il suo legno che odora di mela è molto duttile ed un tempo veniva impiegato nei lavori di intarsio, e per realizzare i “fusi” per la lana (da cui deriva il nome comune di nomi Fusaggine).
I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino; inoltre il carbone, leggero, entra nella composizione della polvere da sparo.
I principi attivi sono costituiti da un glucoside amaro e a probabile azione digitalica: l’evonimina e da dulcite, acido evonico, asparagina, fitosterina e resine.
La berretta del prete trova impiego terapeutico; per via orale è da usare con assoluta prudenza: ha energica azione purgativa ed emetica. Per uso esterno il decotto di foglie è cicatrizzante, mentre i frutti ridotti in polvere, o il loro decotto, sono utili contro i parassiti cutanei (pidocchi e acari della scabbia).
Attenzione perché dosi elevate o ingestioni occasionali di frutti (3 o 4 di essi purgano energicamente un uomo adulto) possono causare seri avvelenamenti, che si manifestano con dolori addominali, vomito e diarrea persistenti, quindi con perdita della conoscenza.
Per tale motivo è una pianta da evitare assolutamente, per la sua tossicità e per la difficoltà di dosaggio.
Inoltre bisogna porre particolare attenzione in quanto i frutti rosei, acri e velenosi, possono richiamare l’attenzione dei bambini.