In provincia di Firenze, nel comune di Reggello, c’è un castello abbandonato in stile moresco. E’ il Castello di Sammezzano, il più importante esempio di architettura orientalista in Europa, che è stato candidato per il 7 Most Endangered Programme, il progetto per salvaguardare i luoghi europei più a rischio.
La storia del castello pare risalire all’epoca romana e sembra che abbia ospitato addirittura il Re dei Franchi Carlo Magno. Sicuramente già nel IX secolo il Castello di Sammezzano svolgeva l’importante ruolo di fortezza medievale. Nel corso dei secoli la proprietà del Castello è passata tra le mani di alcune delle più distinte famiglie nobili fiorentine: i Gualtierotti, gli Altoviti e infine i Medici.
Nel 1596 il Granduca Ferdinando I de’ Medici cedette, per 39000 scudi fiorentini, la proprietà della tenuta di Sammezzano a Ferdinando di Odoardo Ximenes di Aragona, la cui famiglia era originaria della Castiglia.
Fu l’ultimo proprietario di questa famiglia, il Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, esponente politico della Firenze dell’800, che dedicò la vita a realizzare il grandioso progetto che trasformò Sammezzano in un Castello da sogno.
Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona visse nel Castello per oltre 40 anni. 36 di questi dedicati a realizzare, tra il 1853 e il 1889, un’insolita e splendida struttura in stile moresco, l’arte islamica diffusasi nel Mediterraneo Occidentale tra la fine dell’XI secolo e la fine del XV.
Il risultato fu un castello dall’architettura visionaria, impreziosita da forme fantasmagoriche e coloratissime, che catapulta lo spettatore in uno scenario da Mille e una Notte. Spese ingenti quantità di denaro, il Marchese, per realizzare l’incredibile mix di elementi arabeggianti ispirati all’Alhambra di Granada con archi maestosi, pareti finemente intarsiate, arabeschi, sale a tema.
Per costruire l’opera usò esclusivamente maestranze locali dando lavoro per tanti anni ad artigiani del luogo che sfornavano mattoni, stucchi e piastrelle direttamente nella fornace del parco che il Marchese aveva fatto costruire.
Pochi anni dopo il termine dei lavori il Marchese fu colpito da una stana malattia. Oltre ai medici furono interrogati anche maghi e veggenti per fare appello anche alle “arti oscure” pur di salvargli la vita. Ma niente da fare, il Marchese morì nel 1897 e nessuno ha mai capito di quale oscuro male si trattasse.
Le sue spoglie vennero custodite, provvisoriamente, in una cripta sotto al Castello e a guardia di queste furono posti due leoni in terracotta che non erano ancora finiti. L’artigiano che li stava scolpendo decise allora non di dare loro l’espressione seria e maestosa tipica dei leoni da guardia ma un’aria triste e malinconica.
Per la stranezza della sua morte si diffuse la leggenda che narra della maledizione di una fattucchiera: chiunque avesse profanato le statue dei leoni sarebbe stato condannato a soffrire e a morire della stessa malattia del marchese Ferdinando.
Nel 2005, quando il Castello di Sammezzano era già in totale stato di abbandono e decadenza, uno dei leoni fu rubato e pare che la maledizione si sia abbattuta sui ladri facendo loro subire lo stesso destino del marchese: in punto di morte, sembra abbiano confessato di essere stati proprietari del “Leone Triste”.
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