Il Carnevale risale a tempi molto antichi. Gli studiosi affermano all’unanimità che le sue origini affondano nelle Feste Dionisiache greche riprese dai Romani nei Saturnali. Durante questi festeggiamenti avveniva rovesciamento dell’ordine stabilito: per alcuni giorni venivano messi da parte gli obblighi sociali e le gerarchie per lasciar posto allo scherzo e anche alla dissolutezza. Attreverso l’uso di maschere infatti non si riconoscevano le persone ed era permesso fare quello che negli altri giorni sarebbe stato punito, anche gravemente. Dal caos riemergeva dunque di nuovo l’ordine ristabilito e “rinfrescato”. Il ciclo era quello dell’anno solare che ricominciava dopo Carnevale. Lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi (libro XI) ci racconta di gruppi mascherati. Le fonti ci dicono che essi portavano in processione un uomo coperto di pelli di capra chiamato Mamurio Venturio, che rappresentava l’anno che finiva e perciò veniva colpito con bacchette. Poi passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.
Secondo la più accreditata interpretazione la parola ‘carnevale’ deriverebbe dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Un’altra ipotesi invece ci dice che la parola Carnevale deriva da carnualia (“giochi campagnoli”) o ancora dalla locuzione carrus navalis (“nave su ruote”, quale esempio di carro carnevalesco, se non addirittura da currus navalis (“corteo navale”), usanza di origine pagana e occasionalmente sopravvissuta fino al XVIII secolo tra i festeggiamenti del periodo.
Nel XV e XVI secolo, a Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate “trionfi” e accompagnate da canti carnascialeschi, di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore: la più celebre è Il trionfo di Bacco e Arianna. La Chiesa però pose un forte limite a queste usanze, ed il culmine della festa veniva raggiunto con il rogo di un fantoccio che rappresentava i mali dell’anno appena trascorso. La storia del Canevale rivela dunque che il Martedì Grasso avesse un significato ben diverso da quello di oggi, associato ad una festività religiosa.
In Toscana ci sono molti Carnevali famosi, primo tra tutti quello di Viareggio con i suoi carri imponenti e con le sue maschere che dissacrano per lo più personaggi famosi e dello spettacolo. Ma, tra i Carnevali toscani meno conosciuti, uno dei più belli, antichi e imponenti è senza dubbio quello di Castiglion Fibocchi, bellissimo Borgo medievale in provincia di Arezzo.
C’è chi dice che sia il più antico d’Italia: ogni anno oltre duecento figuranti con raffinati e meravigliosi costumi barocchi e il volto nascosto da preziose maschere di cartapesta, si aggirano per le stradine dell’antico borgo, trasformando Castiglion Fibocchi in un luogo onirico e suggestivo, circondato da una vista unica sulla valle del Casentino e del Valdarno superiore.
Castiglion Fibocchi deve il proprio nome a Ottaviano Pazzi, Signore del feudo che per una deformazione del viso fu soprannominato Bocco. I cittadini quindi si sono autonominati Figli di Bocco.
Il primo documento che ci racconta l’esistenza di questo antico Carnevale risale al XII secolo, quando Betta di Ardimanno dovette anticipare la data delle nozze con il nobile del Valdarno Guglielmo di Bernardino poiché nel Castello de filiis Bocchi si festeggiava il Carnevale con grandi libagioni, prima dell’inizio della Quaresima.
In un documento del 2 maggio 1174 si legge che in “Castellione de filiis Bocchi”, i bifolchi ed i Signori festeggiavano insieme la “festa de Carnesciale”
Il Carnevale fu interrotto nel XIV secolo, ma lo spirito goliardico e democratico rimase radicato fortemente nel Paese. Si ha testimonianza infatti di un orso circense che nel 1698 si rifiutò di salire nel Piazzone per paura di essere fatto ballare dalla folla allegra e festante. Castiglion Fibocchi non perse mai la sua anima carnevalesca e nel 900 nacque il rito della pastasciutta che continua ancora oggi affiancando le celebri maschere che ricordano il carnevale di Venezia. L’usanza della “pastasciutta” deriva dall’antica tradizione contadina di portare in piazza le famose “caldaie” usate per cuocere le verdure destinate agli animali e adattate per l’occasione per cuocervi grandissime quantità di pasta che viene gratuitamente e copiosamente distribuita a tutti.
Negli anni quaranta i Castiglionesi inventarono anche lo scherzo dell’operazione: simulare un’operazione chirurgica in cui dalla pancia del “paziente” venivano tirate fuori salsicce, prosciutti e perfino colombe.
Insomma lo spirito dei Catiglionesi verso il Carnevale è rimasto immutato nei secoli, tant’è che nel 1997 fu organizzato di nuovo il “Carnevale dei figli di Bocco”.
Oltre duecento figuranti indossano meravigliosi costumi con il volto nascosto da preziose maschere di cartapesta in uno sfavillio di colori. Si muovono per le stradine dell’antico borgo in una dimensione senza tempo. Le maschere sono vere e proprie opere d’arte uniche, fatte dalla sapienza artigianale e dal duro lavoro di artisti. Ogni maschera e abito diventano il soggetto del concorso fotografico “22 sfumature di Bocco, dal bianco e nero al colore”, aperto a tutti i fotografi professionisti, fotoamatori e hobbisti.
Ogni maschera è un personaggio con il suo significato, la sua storia e ciò che rappresenta. Puoi vedere la bella scheda descrittiva di ciascuna maschera qui: http://www.carnevaledeifiglidibocco.it/le_mura_castellane.html
Il protagonista delle maschere è Re Bocco, che apre le porte del Castello e racconta le storie della Corte. Poi feste a corte, musici, balli, sfilate….insomma l’atmosfera di questo antico Carnevale è unica e le sue maschere tanto belle che sono state più volte invitate a sfilare ad importanti eventi culturali, sia in città italiane che straniere, ottenendo molti riconoscimenti, meritandosi anche il “Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo” e, nell’anno 2014, la prestigiosa “Medaglia del Presidente della Repubblica”.
Tuscany è un marchio di CARTIERE CARRARA S.p.A. – V.le S. Lavagnini, 41 – 50129 Firenze (FI), Italia – info@www.labellezzadellacarta.it – Privacy