A Pistoia si ricama fin dal XIV secolo, una tradizione antica che fa della città un centro di eccellenza nel mondo per quanto riguarda questa arte affascinate, di cui ancora oggi Pistoia custodisce gelosamente tradizioni ed esemplari di straordinaria bellezza.
Per prime furono le suore di clausura che nei conventi svilupparono una grande abilità nell’eseguire ricami per le biancherie e gli arredi ecclesiastici. Quando le leggi Leopoldine trasformarono i conventi in conservatori d’istruzione il ricamo divenne una materia d’insegnamento negli istituti riservati alle fanciulle di buona famiglia. Si sviluppò quindi una vera e propria scuola del ricamo e in città aprirono botteghe con maestranze che ricamavano abiti e doti nunziali. Si passò quindi da una produzione riservata al clero a quella che seguiva e dettava le mode femminili del tempo. Delle famiglie nobili e ricche, s’intende, perché I tessuti ricamati a mano erano per lo più destinati ai corredi per la casa e alla biancheria personale delle famiglie più agiate, come simbolo di prestigio.
Siamo nella seconda metà del XVIII secolo, e nella relazione del 1768 sullo “stato delle arti e manifatture” voluta dal Granduca Pietro Leopoldo si legge: “Il genio per le manifatture eleganti, manifestato sempre dalle Donne Pistoiesi, che si sono distinte negli ultimi tempi in ricami ad Ago più eccellenti, finché sono stati favoriti dalla moda, ha applicato la loro industria da 30 Anni in qua alla formazione di Fiori composti di Bozzolo di Seta, e di Penne, che la vaghezza del colorito e la regolarità dell’assortimento, rende all’aspetto assomiglianti ai veri naturali. Servono questi non tanto per addobbo agli Altari nelle Chiese, quanto ancora per una parte del Vestiario Muliebre”..
Poi arrivò l’800. In questo secolo la produzione “esplose”: molte nobildonne aprirono infatti scuole gratuite per le fanciulle meno abbienti con lo scopo di insegnare loro un mestiere per trarre dai lavori di ricamo a domicilio una fonte di sostentamento.
Si riscoprirono così ricami tradizionali, antiche tecniche e moduli disegnativi tramandati dalla tradizione e si rieditarono modelli del 500 e del 600, integrati e modificati in senso più moderno. E le mani di fata di Pistoia divennero famose in tutto il mondo.
A Lucciano, Casalguidi e Lamporecchio nacquero scuole importanti. A Lucciano, presso Quarrata, la contessa Gabriella Rasponi Spalletti aprì la scuola di merletti che intendeva dare un’opportunità di lavoro alle donne del paese. Fu qui che nacque il ricamo definito “punto Deruta”, che si estese nelle piccole località del Montalbano fino a Vinci. Un’altra scuola-laboratorio fu quella di “Merletti e lavori femminili”, fondata nel 1911 dall’americana Laura Merrik a Lamporecchio Qui prese vita un particolare punto, detto “di Lamporecchio”. Famosi i disegni eseguiti con questa tecnica che raffiguravano animali insoliti che suscitarono grande interesse e attenzione.
A Casalguidi le signorine Giuseppina Morelli e Camilla Amari, aprirono una scuola-laboratorio. Qui prese forma il “punto di Casalguidi o di Casale”, un genere differente da tutti gli altri che si caratterizza per il forte rilievo dei soggetti sulla tela. Il successo fu immediato sia alla Esposizione di Milano del 1906 che alla “Esposizione-Vendita di Lavori Femminili” di Torino del 1914. Il successo del ricamo di Casalguidi fu tale che negli anni Venti Maria Maddalena de’ Rossi lo esportò negli Stati Uniti.
Nel 1996 a Casalgiuidi Manuela Chiti, figlia di una delle ultime allieve di Giuseppina Morelli, e Mirella Carobbi hanno aperto una scuola di ricamo.
L’associazione Culturale“Club del Ricamo di Casale” porta aventi e sviluppa la tradizione secolare.
Nel 2004 a Pistoia, al piano terreno di Palazzo Rospigliosi, ha aperto le porte il Museo del ricamo, gestito dalle ricamatrici dell’Associazione Moica. Un museo unico al mondo.
Il Museo del Ricamo espone una collezione di ricami, “ricamo sacro” e “ricamo pistoiese”, realizzati dal XVII al XX secolo e gli strumenti e le tecniche di lavorazione della tradizionale arte del ricamo pistoiese.
Il percorso museale si articola in due sale, dedicate la prima alla vita domestica (i cosiddetti ricami in bianco) e la seconda ai ricami sacri. Nella prima sala troverete biancheria per la casa e il corredo personale, tra i quali spicca il prezioso abito in stile Impero appartenuto alla famiglia Sozzifanti (probabilmente comprato per la giovane sposa Alessandra Rospigliosi).
Nei grandi pannelli sono descritti gli strumenti usati per secoli dalle donne per la filatura e il ricamo, e le tecniche di lavorazione, con i punti da ricamo tipici della tradizione locale: il punto antico, lo sfilato, il punto di Casalguidi, il punto Pistoia. Nella seconda sala sono esposti preziosi arredi ecclesiastici ricamati (bellissime le sete policrome e i filati d’oro e d’argento) provenienti dal lavoro svolto nei monasteri e nei conventi di Pistoia.
Palazzo Rospigliosi Pistoia
Orari di apertura:
dal martedì al giovedì ore: 10-13; dal venerdì al sabato ore:10-13/15-18; aperto la seconda domenica del mese ore: 10-13/15-18. Chiuso il lunedì
Ingresso gratuito per minori di 18 anni, over 60 anni, studenti. Possibile il biglietto cumulativo con altri musei cittadini (Museo Civico, Musei Diocesani e Rospigliosi, Museo Marino Marini.).
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